Kolkata
- Tatjana
- 12 gen 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Kolkata. Con il tempo sospeso. Tempo che prende e tempo che da. Kolkata, il fuoco che arde. E ti scalda il cuore. Nell'infinito frastuono, l'eco più forte che risuona nel cuore è l'amore. Le mille note di un violino che ti accarezzano l'anima. La fragilità delle persone che incontri per strada è la loro forza. Vestita spesso con il sorriso e poco altro. E diventa la tua forza. Kolkata che ha bisogno d'amore, e sa restituirlo, senza accorgerti ti trovi all'interno di un caleidoscopio dove giri come una trottola, mentre i suoi colori ti scoppiano dentro. Kolkata, miseria e nobiltà, nessun confine, si fonde in tutt'uno, non si ripiega ma su se stessa. Scorre ineluttabile, come il sacro Hooghly che bagna le sue sponde. Kolkata, una vecchia signora, decadente, ma con il suo respiro aristocratico soffia intorno a te e ti avvolge come un sari. Kolkata, con la sacralità della vita espressa anche nella sui forma finale, nella morte. Kolkata, Tagore e poesia. Kolkata , "La città della gioia ", di Lapierre. Kolkata la città dei templi, di Kali e di Puja Mela. La città di Madre Teresa. Mother's Hous.Casa Madre. Ti senti così piccolo, avvolto dall'immensa gratitudine delle sorelle per quel poco che fai. Non esiste la misura della grandezza alla quale puoi comparare ciò che ti rimane nell'anima.Oggi.È il tempo di tornare a casa. Con lo stupore, l'ingenuità ritrovata, e felice.Grata ancora una volta alla vita di avermi dato la possibilità di conoscere delle persone straordinarie, da ogni dove, che hanno donato se stessi a Kolkata, i quali mi hanno accolta con la gioia è l'amore nella loro grande famiglia. Kolkata, grazie, e arrivederci, tornerò presto.Namaskar.

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